Sistemi di allevamento della vite: tradizione, innovazione e identità

Camminando in un vigneto non si osservano solo filari e grappoli: si osserva un linguaggio agricolo, un modo in cui l’uomo ha imparato a dialogare con la vite. I sistemi di allevamento sono il frutto di secoli di prove, errori e adattamenti, diversi da regione a regione, da collina a isola, da Francia a Sicilia.


L’arte di educare la vite

La vite è una pianta lianosa: se lasciata libera, si arrampica e cresce disordinata. L’uomo, fin dall’antichità, ha capito che per ottenere grappoli di qualità serviva guidarla. Così sono nati i sistemi di allevamento: strutture e forme che regolano esposizione al sole, aerazione e quantità di uva prodotta.

L’OIV li definisce come “insiemi di tecniche agronomiche finalizzate alla gestione della chioma e alla produzione di uve di qualità” (OIV – Viticulture Guidelines).


Italia e Francia: un mosaico di forme

In Italia e Francia, la tradizione ha creato una varietà di sistemi che oggi convivono con soluzioni moderne.

  • Il Guyot, nato in Francia, domina nei vigneti collinari: un tralcio lungo che garantisce equilibrio tra qualità e quantità, usato da Borgogna al Piemonte.
  • Il Cordone speronato, molto diffuso in Toscana e Bordeaux, consente potature rapide e produzione costante.
  • Il tendone, tipico del Sud Italia, è un sistema ampio, adatto a zone calde e produttive, che protegge i grappoli dal sole diretto.

Secondo il CREA, la scelta del sistema influisce non solo sulla qualità, ma anche sulla sostenibilità ambientale, per via della diversa esposizione delle foglie e della gestione dell’acqua (CREA – Viticoltura).


Sicilia: viticoltura eroica e paesaggi unici

In Sicilia, i sistemi di allevamento non sono solo tecniche: sono parte del paesaggio e della cultura.

Ad alberello

È la forma più antica, riconosciuta dall’UNESCO a Pantelleria come patrimonio immateriale dell’umanità (UNESCO – Vite ad alberello di Pantelleria). Le viti, basse e a forma di cespuglio, resistono al vento africano e alla siccità, regalando Zibibbo per passiti unici.

Allevamento ad alberello sull’Etna

Qui, tra terra nera e pendii ripidi, il Nerello Mascalese cresce con forme che ricordano il passato, adattate a condizioni estreme di altitudine e terreni vulcanici (Consorzio Etna DOC).

I filari delle Eolie

Nelle isole minori, la viticoltura eroica richiede terrazzamenti e muretti a secco. È un lavoro faticoso, spesso manuale, ma che regala vini dalla forte identità territoriale (CERVIM – Viticoltura eroica).


Dal passato al futuro

Oggi, accanto a questi sistemi storici, la ricerca introduce modelli innovativi per affrontare i cambiamenti climatici. Alcuni vigneti sperimentano forme a spalliera “aperte” per ridurre il rischio di malattie fungine; altri tornano a sistemi bassi per difendere le uve da siccità e caldo eccessivo.

Il MASAF sottolinea come la scelta del sistema di allevamento sia sempre più legata alla sostenibilità, al risparmio idrico e alla conservazione del paesaggio (MASAF – Settore Vino).


Più di una tecnica: un’identità

Osservare un vigneto significa leggere la storia di un territorio. Un cordone speronato in Toscana, un guyot in Borgogna, un alberello a Pantelleria: ognuno racconta come l’uomo ha saputo adattarsi al suo terroir. I sistemi di allevamento non sono quindi semplici scelte agronomiche, ma tracce culturali, che uniscono tradizione, identità e futuro del vino.

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