Agricoltura convenzionale, biologica, biodinamica e naturale

Quattro strade diverse per lo stesso sogno: la vite in equilibrio

Il vino nasce sempre da una pianta, ma il modo in cui quella pianta viene coltivata racconta quattro filosofie distinte: convenzionale, biologica, biodinamica e naturale.
Non sono solo tecniche agricole, ma visioni del rapporto tra uomo e terra. Ognuna rappresenta un modo diverso di concepire la qualità, la sostenibilità e l’etica della produzione vitivinicola.


L’agricoltura convenzionale: il dominio della tecnica

Per decenni, la viticoltura è stata figlia dell’agricoltura convenzionale.
Basata sull’uso di fertilizzanti minerali, diserbanti e fitofarmaci, questa pratica ha garantito produttività e stabilità anche in condizioni difficili.

Il MASAF definisce l’agricoltura convenzionale come quella che “si avvale di prodotti fitosanitari e concimi di sintesi nel rispetto delle normative europee sulla sicurezza alimentare e ambientale” (MASAF – Politiche Agricole).

Grazie al progresso tecnico, la viticoltura convenzionale moderna è oggi più controllata e rispettosa di un tempo, con limiti severi sui residui e protocolli sempre più sostenibili. Tuttavia, resta centrata sulla produttività e sulla standardizzazione.


L’agricoltura biologica: equilibrio e rispetto

Negli ultimi vent’anni, il biologico ha cambiato radicalmente la viticoltura italiana.
Si basa su un principio semplice: proteggere la vite senza utilizzare sostanze chimiche di sintesi. Le malattie vengono controllate con rame e zolfo, si favorisce la biodiversità del suolo e si limita l’intervento umano.

Il riferimento normativo è il Regolamento (UE) 2018/848, che disciplina la produzione biologica nell’Unione Europea (EUR-Lex – Regolamento Bio).

In Italia, la certificazione è gestita da enti accreditati come FederBio e ICEA, mentre la supervisione ricade sul MASAF.
Il CREA conferma che il biologico rappresenta oggi oltre il 20% della superficie vitata nazionale, con punte altissime in Sicilia (CREA – Agricoltura biologica).

La Sicilia è una delle regioni simbolo di questa rivoluzione verde. Secondo SOStain Sicilia, oltre il 40% dei vigneti isolani è gestito secondo principi biologici o integrati (SOStain Sicilia – Report 2024).


L’agricoltura biodinamica: l’armonia invisibile

Più che una tecnica, la biodinamica è una filosofia agricola.
Ideata da Rudolf Steiner negli anni ’20, considera il vigneto come un organismo vivente, in cui la terra, le piante, gli animali e l’uomo cooperano in equilibrio.

Le pratiche biodinamiche prevedono compost naturali, preparati di erbe e minerali, semine secondo i ritmi lunari e il rifiuto totale di sostanze chimiche.
Non si tratta di magia, ma di un approccio olistico che oggi è oggetto di studi agronomici seri, anche da parte del CREA e di università italiane (CREA – Approccio biodinamico).

In Italia la certificazione è rilasciata da Demeter Italia, filiale dell’organismo internazionale Demeter International (Demeter Italia).

In Sicilia, cantine come quelle dell’Etna e del Val di Noto hanno abbracciato il metodo biodinamico per restituire autenticità e vitalità ai propri vini. Il risultato sono vini più “vivi”, con fermentazioni spontanee e legame profondo col terroir (Assovini Sicilia).


I vini naturali: tra autenticità e dibattito

Il termine “vino naturale” non ha una definizione giuridica univoca.
In generale, indica vini prodotti con minimo intervento umano, lieviti indigeni, assenza di chiarifiche e filtrazioni, e solfiti ridotti o assenti.

Organizzazioni come la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (FIVI) e l’associazione VinNatur promuovono una produzione etica, trasparente e rispettosa del suolo (VinNatur).

L’obiettivo è restituire al vino la sua identità originaria, anche a costo di maggiore variabilità. In Sicilia, molte piccole cantine artigianali, soprattutto nell’area dell’Etna e del Messinese, hanno scelto questa strada, unendo tradizione contadina e sperimentazione.


Il caso Sicilia: sostenibilità come visione

La Sicilia è oggi un modello internazionale di sostenibilità.
Il programma SOStain Sicilia, nato nel 2009, è il primo protocollo regionale di sostenibilità vitivinicola in Italia, riconosciuto da IRVO e Assovini Sicilia.
Si basa su 10 indicatori misurabili: consumo idrico, biodiversità, uso del suolo, energia, rifiuti, salute dei lavoratori e più (SOStain Sicilia – Protocollo).

Molte cantine, da Noto all’Etna, combinano pratiche biologiche e biodinamiche con tecnologie di precisione (droni, sensori, viticoltura di mappatura), creando un modello agricolo integrato.

Secondo l’OIV, la viticoltura del futuro sarà “un equilibrio dinamico tra redditività, sostenibilità e tutela culturale” (OIV – Sustainable viticulture).


Un solo obiettivo: equilibrio

Non esiste un metodo migliore in assoluto.
L’agricoltura convenzionale ha garantito la sopravvivenza del settore, il biologico ha ridato voce alla terra, la biodinamica ha restituito spiritualità, il naturale ha riaperto il dibattito sull’autenticità.

In fondo, tutte cercano la stessa cosa: l’equilibrio tra uomo, pianta e tempo.

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